L'ASSURDO COMICO

Il genere teatrale che ancora oggi riesce meglio ad interpretare il senso dell’età contemporanea è il
“Teatro dell’Assurdo”.
Trasformata in un’etichetta, la definizione ebbe o il suo giusto riconoscimento e successo soprattutto nella seconda metà del ‘900 fino a diventare una categoria interpretativa di un modo di vivere.
Questo ci fa credere che a smarrirsi non è la fede, ma la ragione stessa dell’uomo.
La magia del teatro è capace (pur utilizzando gli stessi logori strumenti linguistici, anzi rendendoli capaci di un ultimo sprazzo di vitalità) di interpretare e smascherare l’incomunicabile assurda realtà, l’incoerenza logica del nostro pensiero.
Attraverso il sorriso riesce a far accettare l’amara riflessione su se stessi, nonostante il senso tragico del dramma che stanno vivendo i personaggi. L’assurdo, il nonsense, però, non si estingue in mero gioco, ma cela una critica ben più profonda: al conformismo e alla banalità in primo luogo fino a spingersi al biasimo verso un’umanità disperata e disordinata che vive la sua eterna guerra per soddisfare i ‘bisogni primari indotti’.
Qui la riflessione si apre a molte considerazioni, a noi basta svelare, evidenziare, proporre in forma teatrale e in particolare attraverso il genere comico, ciò che nella quotidianità risulta essere tragico. («niente è più buffo dell’infelicità» dice un personaggio di “Finale di partita”).
Il teatro ha pur sempre un fondamento etico. I temi e le situazioni elaborate per formare il nostro spettacolo, sono campioni di un filone dominato dal tema dell’assurdità del vivere contemporaneo.
Scritto e diretto da PierPaolo Sovran.