SERPENTI E UCCELLI

«È un favola di molti anni or son quanto il mondo lo si poteva immaginare spegnendo lo sguardo e attraversando lo specchio dell'occhio umano per andar oltre il limite ed immergersi nelle acque serene che bagnavano le coste di quello sconfinato luogo senza apparenti limiti, che per asfissia, l'uom battezzò fantasia.

Fra i fumi della pipa con l'erba strappata al suo quieto vivere brucio per mio piacer di lei, la sua essenza e parmi sollevar il corpo a leggiadri pensieri. Ritrovo fra l'acque grondanti dalle mie prossime limitatezze umane gocce sparute a rincorrer la patria lontana fuggendo del Marte splendor celeste il calor che di lor sarebbe mortal destino.

Fra nubi di grigio a mescolar di bianco e azzurro tenue trasformomi in colui che alter ego di me, si piace esser primo.

Fra i passi d'un mondo di cui io sono sovrano, cittadino o semplice straniero cammino ad osservar per cercar certezze, ma rapente noto, mio dispetto, che ciò là vi vive non è difforme da ciò che da lontan rifuggo.

Sul dorso erboso d'un colle chiesi all'immensità se tutto era uno o siam parte d'un eterna metà?

Eterna è la trasformazione un'eco lontan rispose. Come l'erba chiazza il campo innevato, scorre il desiderio d'esser altro nel sangue vivo d'ogni dannato.

Scorre per ragion che ragion non è e puoi essere notte e giorno, cielo e terra, luna e sole, serpente e uccello, come fiume gemello di terre lontane come stelle ed altre lor sorelle.»

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