VUOTI DI MEMORIA

«Della 'monnezza che l'uomo stesso genera,
si può dir di lui come Creator del nuovo mondo.
Esso ne produce in grandi quantità e modifica l'orografico orizzonte.
Esso è genesi di nuovi atolli, e giuoca con il consistente piuttosto che con il fantastico.
Avvolge la massaia poco attenta al bene, più che alla cura, il mondo,
e ne giustifica il gesto per generazion futura.
Tutto s'assopisce e dorme sotto il plastico lenzuolo, cosicché la fragrante memoria non si disperda.

Ma di taluni l'uso non è avvezzo.
Son più, essi, spreconi nel dar sfogo di se stessi all'aere ed ai poli immemori.

Di siffatte particelle autonome e senza controllo,
si risollevan bolle d'aria che allo scontro col rigido coperchio
rituonano,
rompendosi,
disperdendo il contenuto a quel terren, che quieto, riposa dormiente ed indolente.

Ed ecco l'urto sonoro.
Al suon di quella squilla fragorosa, risvegliasi, che qualche animo e del vuoto si ridesta lo spirito di color che avean battuto il petto per la terra cruda.

Sia a Lor lieve stata la zolla innevata o la sabbiosa duna in cui avviluppatisi dagli eventi celesti, di cause mosse da man bestiale, soffiavan all'infinito il loro afflato alla cara dimora e del vuoto non resti il fondo della memoria.

Ma così ad oggi, nello scoccar dell'ora bruna, mesto e pensoso, non resti che un vuoto in questa digiuna foresta.
Non aver ancor compreso che seguir il fiume è meno duro che camminar al monte,
che Sol e Luna si susseguono senza spinta,
che Vita e Morte non han pari,
che non c'è Memoria di chi Giace e di chi Riposa,
che non c'è Speranza di riempir un vuoto,
che non c'è Nulla se per quel poco che ancor di Buono non Squarci il velo e ne faccia Terremoto.»

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