GOCCIOLINA



Passeggiando, passeggiando per terre senza limiti, il cui orizzonte non si innalza verso il cielo con grattacieli di cemento o colonne di fumo di zone industriali, ma ancora lo sguardo si perde tra il marrone e il verde scuro dei campi brulli nel freddo inverno, assaporo l’immenso spazio del mio respiro. 

Tra i campi vuoti un rudere di rossi mattoni ricorda che lì, un tempo forse, non troppo lontano, altre civiltà, altri esseri umani vivevano su questo rugoso territorio. 

Pozze d’acqua ghiacciata dalla notte precedente brillano come grandi diamanti sotto gli ultimi raggi rossi del sole che si prepara a lasciare questo orizzonte per illuminare l’altro lato della terra dove altri uomini rugosi vivono territori altrettanto rugosi fatti di linee spezzate, di angoli acuti, di geometrie forti. Osservo l’immenso cielo che variopinto nelle sue tinte sfumate dell’azzurro e del rosso, sapientemente mescolate, svelano agli occhi lo spuntare dell’astro lunare. 

«Oh leggiadra stella a cui tutti diamo confidenza chiamandoti luna e la cui tua luce è presa a prestito da quel magnifico sole che alle mie spalle scompare irradiando le rosse guance delle cime innevate dei monti, ancora una volta, illumina con il tuo pallore la notte che galoppando avanza senza freno a cui tu, con un tiro di briglia, rallenti la corsa, concedendo alle stelle, prima, di indicare l’astrologico percorso.» 

Avvolto nel galoppo notturno sta seduto un rugoso ai piedi del tronco di un albero senza nome e nel buio senza forma dove tutto perde essenza di essere e diventa contatto. 

«Contatto.» 

Un filo di saliva scende nella gola del rugoso mentre quella parola che si figura, nella sua voce si spezza. 

«Con – Tatto» 

Verosimilmente, il rugoso si trovò a muovere le sue braccia come fluttuanti nel mare della notte e... 

«Con – Tatto. Cara la tua pelle legnosa e ruvida sulla quale quante cose sono passate. Quante gocce hanno scavato questa epidermide. Quante gocce hanno battuta questa terra senza addolcirne i lineamenti eppure per quanto vecchia essa sia, per quanto tu, notturna immagine delle mie carezze, mi appari. Non desidererei la tua giovinezza.» 

Così il rugoso parlò alla natura. Poi sotto la luce tenue del lume celeste si ritiro nella sua dimora. 

Non tutti i rugosi la pensavano allo stesso modo e così nella notte, come in tante altre notti in cui le menti degli abitanti di questo pianeta escogitano profezie tali da posseder il dominio del corso del tempo e delle cose, anche questa notte, in un recondito angolo di qualche muto terreno, bruti, tentano ciò che per secoli è stato preservato. 

«Cari amici, compagni, briganti, l’ora è giunta. Mentre la luna guardiana tenta con i suo discepoli stellari di scoprire i nostri più arcani progetti, la felicità di rendere tutto, così, come stabilito da tempo, oramai è una realtà. Tutto è compiuto.» 

Formule magiche, oscure magie. Un fuoco nero fa ribollire nel calderone una mistura il cui fumo s’espande, avvolgendo terra e cielo e tutto ciò che vi è nel mezzo. Anche questi moderni maghi respirano profondamente quel fumo che si può far chiamare da loro stessi, figlio. 

Le nuvole, accorse di gran carriera a fare da soffici cuscini al nuovo sole, erano già tutte ben disposte in ordine sparso per accoglierlo. Una gocciolina sola tardava il suo arrivo per completare la morbidezza della nuvola alla quale era destinata, ma appena vi discese… 

«Ohhhhhh, scivolo! Ma che diavolo succede. Come mai sei così stretta?» 

chiese la Gocciolina alla nuvola. 

«e che ne so, questa mattina mi sono svegliata così tutta piatta e ben stirata.» 

rispose con voce di naso appuntito la nuvola. 

«Ma hai perso tutta la tua morbidezza e le tue curve e...» 

constatò Gocciolina che a malapena riusciva a starci sopra. 

Trovato un angolino vide che le altre nuvole vicine avevano le sue sorelle tutte appiccicate come fossero piccole gemme lucenti ritagliate da un foglio di carta colorato e attaccate lì con una noce di colla. 

«Ma che forma strana e che colore... Sembrano un pochino affumicate!» 

Certo! L’influenza di quel fumo misterioso aveva tramutato tutto e tutti in elementi senza la terza dimensione. Insomma avevano perso consistenza erano diventati tutti piatti e affumicaticci. Tranne lei. 

Eh già! Lei si era rifugiata, o per meglio dire, addormentata, tra le pieghe di un morbido asciugamano da doccia dentro la casa del rugoso. 

Quale rugoso? Quello dell’inizio della storia. 

La gocciolina incuriosita e stanca di stare un quella posizione scomoda disse: 

«Cara la mia nuvoletta sei diventata scomoda e io qui non ci resisto più! Sai cosa ti dico!? Io faccio un bel tuffo sulla terra.» 

...e hop. In un balzo Gocciolina stava attraversando il cielo ma… 

Ad ogni bambino quella goccia trasporti il fluido magico della fantasia affinché nel mondo in cui essa cadrà potrà far germogliare il seme dell’amore che muove gli ingranaggi della conoscenza e con essa permettere alla nostra condotta di cambiare la visione del mondo. 

Ad ogni sera, in cui la notte accompagna la rugiada del mattino, ci sia così concesso di aver con le forza magica delle tre C «Cuore, Conoscenza e Condotta» per ammirare, con gli occhi pieni di meraviglia i primi raggi del sole risvegliare Gocciolina in quel mondo in cui ogni bambino ha deciso di farla vivere.

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