ALLA MIA MAMMA; UNA ROSA

 

Scorrono i giorni
di quest'anno malato
ed è arrivato maggio.

Sbocciano le rose
e i profumi s'involano 
nel brusio d'api operose.

Gocce d'acqua di tiglio 
sospese nell'aria
saltellano agilmente sui vortici
solleticati dal sole.

Vieni, prendi il tuo bastone,
passeggiamo in questo pomeriggio
che sa quasi d'estate.

Tra le frescure degli alberi antichi
la panchina consueta è libera e,
l'ombra gentile del lauro, 
progenitore del tuo nome
simbolo di saggezza,
si porge a noi con gentilezza.

Mamma.
Laura.
Parliamo ancora un po'.

Permetti al mio sguardo
di osservare la luce buia dei tuoi occhi,
che splende,
tra i lineamenti della sofferenza
accolta con un sorriso.

Mescoliamo le armoniche voci
di contralto e di baritono
in un cantabile allegro e fresco
accompagnato
dai piumati maestri cantori.

La stanchezza ti avvolge nel suo abbraccio.
Gli occhi chiusi al sonno.
Il respiro tuo; abbandona.

Mamma.
Laura.
Rimane il ricordo
in questo fiorito destino di spine.

Questa data,
scelta tra tante,
per esser per tutte le mamme
e per ciascuna in particolare
l'invito ai figli a ringraziare.

Lo so Mamma,
non dovrei
mille volte mi hai taciuto
con un sorriso 
corrisposto così dai miei.

Non dovrei ringraziare
intanto piego questa coperta
e ripongo questo guanciale.

Là tra i cipressi
dove riposano eterni i giusti, 
oggi, Mamma,
una rosa
ti voglio dedicare.

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